giovedì 17 novembre 2016

ANTIBIOTICI PRO E CONTRO

 

Infezioni e virus, la differenza con cui trattare queste patologie dell’apparato respiratorio.

Degli antibiotici si è detto e scritto molto negli ultimi anni, in particolare sugli effetti positivi a livello di guarigione di vari disturbi e malattie dell’apparato respiratorio.
Di contro, ne ha parlato molto anche chi si è dimostrato scettico sull’abuso di questa classe di farmaci, anche per le conseguenze che ne derivano…


Antibiotici, cosa sono e a cosa servono.

La definizione antibiotico ovvero “contro la vita” è data dall’azione di questi farmaci, che hanno la funzione di rallentare o fermare la proliferazione di batteri nocivi per l’organismo.
Esistono antibiotici naturali, ovvero sostanze prodotte da microrganismi in grado di ucciderne altri in natura, ma anche antibiotici chemioterapici o di sintesi, prodotti nei laboratori farmaceutici.

In ogni caso, possono bloccare la riproduzione di un batterio (batteriostatici) oppure uccidere il batterio-microrganismo (battericidi).

Quando assumere un antibiotico.

Le tante tipologie di antibiotici utilizzati, agiscono contro batteri che, è stato provato, reagiscono positivamente a questi farmaci – ovvero retrocedendo.
Sono oltre 200 le specie di batteri patogeni noti che vanno a provocare patologie come la cistite, oppure malattie a carico dell’apparato respiratorio come la polmonite e la tonsillite (che porta con sé placche alla gola e febbre), così come l’otite e alcune patologie correlate curate dall’otorinolaringoiatria (cavità nasali, bocca, faringe, laringe, le prime vie respiratorie).

In diversi casi, vengono prescritti antibiotici in via preventiva da chirurghi e dentisti, nei casi di interventi per i quali potrebbero presentarsi delle complicazioni post-operatorie.

Quando non assumere antibiotici.

antibiotico virusNei casi di infezione di origine virale come influenze o raffreddori, gli antibiotici non sono efficaci. Inoltre, nei casi di patologie al sistema cardiovascolare, in particolare patologie cardiache, il medico deve valutare attentamente i risvolti cardio-tossici degli antibiotici.
In gravidanza sono sconsigliati la maggior parte degli antibiotici, in particolare quelli ad azione non selettiva che distruggono indistintamente i batteri.

Abuso di antibiotici, l’Aifa stila le regole-base.

Il fatto che gli antibiotici non abbiano effetti contro i virus e le influenze virali è una questione importante, perché dalle stime viene valutato un abuso in queste situazioni, per le quali gli antibiotici non sono in grado di contrastare al meglio diverse patologie.
Secondo una ricerca recente, il Rapporto Osmed curato dall’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), il 40% delle prescrizioni totali di antibiotici sono dovute a influenze e patologie dell’apparato respiratorio.
In Italia, quindi, è sempre più diffusa la regola per cui, di fronte si ricorre ad un antibiotico per influenza o per disturbi dell’apparato respiratorio (magari senza prescrizione medica e con dosi inadeguate), spesso senza tener conto dell’efficacia rispetto al tipo di influenza (batteri o virus?).

Soprattutto, anche i batteri sviluppano una resistenza antibiotica a tutto questo “bombardamento”, riuscendo a sviare l’attacco antibiotico e sopravvivere all’interno del nostro corpo.
Per questo l’abuso va evitato, e l’Aifa ha stilato un piccolo vademecum con delle regole-base per assunzione degli antibiotici. Tra le diverse indicazioni, è fondamentale il rispetto delle prescrizioni mediche evitando l’auto-cura.antibiotico per influenza

  1. Per l’assunzione di antibiotici è necessaria la prescrizione medica, con dosi e durata della terapia che vanno seguite con cura, per non avere delle ricadute della patologia e complicazioni.
  2. Non sospendere la cura prima del tempo indicato: l’interruzione rischia di eliminare solo i batteri più deboli e lasciare nell’organismo quelli più forti, magari fortificandoli ancora.
  3. Gli antibiotici non riescono a debellare le malattie virali per questo le influenze, raffreddori e patologie stagionali o extra-stagionali vanno valutate attentamente dal medico curante o dallo pneumologo, otorinolaringoiatra o specialista delle malattie respiratorie – se siano frutto di un’azione batterica o virale.

I super batteri, resistenti agli antibiotici.

L’uso smodato di antibiotici ha portato alla crescita di questo problema, dato che in Italia i pazienti presentano una forte resistenza dei batteri agli antibiotici, al sopra della media europea – secondo una ricerca dell’European Center for Diseases Control (Ecdc) del dicembre 2014.
I cosiddetti germi multi-resistenti provocano diversi casi di infezioni con ricovero, dato che gli antibiotici attualmente in uso sono inefficaci. L’uso inadeguato degli antibiotici provoca questo scenario, anche dovuto ad una somministrazione con dosi troppo basse, per periodi di tempo limitato, specialmente a causa della somministrazione di antibiotici nei casi di infezione virale e non batterica, ovvero quando non è necessaria.
Un abuso degli antibiotici, in particolare, è dato nel caso di patologie al sistema respiratorio, per questo è necessaria una visita accurata, che sia di un otorinolaringoiatria o di uno pneumologo a seconda dei casi.
Fonti
http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/senza-regole-gli-antibiotici-non-funzionano-campagna-aifa-sul-corretto-uso-degli-antibiotici

 

Infezioni e virus, la differenza con cui trattare queste patologie dell’apparato respiratorio.

Degli antibiotici si è detto e scritto molto negli ultimi anni, in particolare sugli effetti positivi a livello di guarigione di vari disturbi e malattie dell’apparato respiratorio.
Di contro, ne ha parlato molto anche chi si è dimostrato scettico sull’abuso di questa classe di farmaci, anche per le conseguenze che ne derivano…

Antibiotici, cosa sono e a cosa servono.

La definizione antibiotico ovvero “contro la vita” è data dall’azione di questi farmaci, che hanno la funzione di rallentare o fermare la proliferazione di batteri nocivi per l’organismo.
Esistono antibiotici naturali, ovvero sostanze prodotte da microrganismi in grado di ucciderne altri in natura, ma anche antibiotici chemioterapici o di sintesi, prodotti nei laboratori farmaceutici.

In ogni caso, possono bloccare la riproduzione di un batterio (batteriostatici) oppure uccidere il batterio-microrganismo (battericidi).

Quando assumere un antibiotico.

Le tante tipologie di antibiotici utilizzati, agiscono contro batteri che, è stato provato, reagiscono positivamente a questi farmaci – ovvero retrocedendo.
Sono oltre 200 le specie di batteri patogeni noti che vanno a provocare patologie come la cistite, oppure malattie a carico dell’apparato respiratorio come la polmonite e la tonsillite (che porta con sé placche alla gola e febbre), così come l’otite e alcune patologie correlate curate dall’otorinolaringoiatria (cavità nasali, bocca, faringe, laringe, le prime vie respiratorie).

In diversi casi, vengono prescritti antibiotici in via preventiva da chirurghi e dentisti, nei casi di interventi per i quali potrebbero presentarsi delle complicazioni post-operatorie.

Quando non assumere antibiotici.

antibiotico virusNei casi di infezione di origine virale come influenze o raffreddori, gli antibiotici non sono efficaci. Inoltre, nei casi di patologie al sistema cardiovascolare, in particolare patologie cardiache, il medico deve valutare attentamente i risvolti cardio-tossici degli antibiotici.
In gravidanza sono sconsigliati la maggior parte degli antibiotici, in particolare quelli ad azione non selettiva che distruggono indistintamente i batteri.

Abuso di antibiotici, l’Aifa stila le regole-base.

Il fatto che gli antibiotici non abbiano effetti contro i virus e le influenze virali è una questione importante, perché dalle stime viene valutato un abuso in queste situazioni, per le quali gli antibiotici non sono in grado di contrastare al meglio diverse patologie.
Secondo una ricerca recente, il Rapporto Osmed curato dall’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), il 40% delle prescrizioni totali di antibiotici sono dovute a influenze e patologie dell’apparato respiratorio.
In Italia, quindi, è sempre più diffusa la regola per cui, di fronte si ricorre ad un antibiotico per influenza o per disturbi dell’apparato respiratorio (magari senza prescrizione medica e con dosi inadeguate), spesso senza tener conto dell’efficacia rispetto al tipo di influenza (batteri o virus?).

Soprattutto, anche i batteri sviluppano una resistenza antibiotica a tutto questo “bombardamento”, riuscendo a sviare l’attacco antibiotico e sopravvivere all’interno del nostro corpo.
Per questo l’abuso va evitato, e l’Aifa ha stilato un piccolo vademecum con delle regole-base per assunzione degli antibiotici. Tra le diverse indicazioni, è fondamentale il rispetto delle prescrizioni mediche evitando l’auto-cura.antibiotico per influenza
  1. Per l’assunzione di antibiotici è necessaria la prescrizione medica, con dosi e durata della terapia che vanno seguite con cura, per non avere delle ricadute della patologia e complicazioni.
  2. Non sospendere la cura prima del tempo indicato: l’interruzione rischia di eliminare solo i batteri più deboli e lasciare nell’organismo quelli più forti, magari fortificandoli ancora.
  3. Gli antibiotici non riescono a debellare le malattie virali per questo le influenze, raffreddori e patologie stagionali o extra-stagionali vanno valutate attentamente dal medico curante o dallo pneumologo, otorinolaringoiatra o specialista delle malattie respiratorie – se siano frutto di un’azione batterica o virale.

I super batteri, resistenti agli antibiotici.

L’uso smodato di antibiotici ha portato alla crescita di questo problema, dato che in Italia i pazienti presentano una forte resistenza dei batteri agli antibiotici, al sopra della media europea – secondo una ricerca dell’European Center for Diseases Control (Ecdc) del dicembre 2014.
I cosiddetti germi multi-resistenti provocano diversi casi di infezioni con ricovero, dato che gli antibiotici attualmente in uso sono inefficaci. L’uso inadeguato degli antibiotici provoca questo scenario, anche dovuto ad una somministrazione con dosi troppo basse, per periodi di tempo limitato, specialmente a causa della somministrazione di antibiotici nei casi di infezione virale e non batterica, ovvero quando non è necessaria.
Un abuso degli antibiotici, in particolare, è dato nel caso di patologie al sistema respiratorio, per questo è necessaria una visita accurata, che sia di un otorinolaringoiatria o di uno pneumologo a seconda dei casi.
Fonti
http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/senza-regole-gli-antibiotici-non-funzionano-campagna-aifa-sul-corretto-uso-degli-antibiotici

mercoledì 19 ottobre 2016

I SINTOMI DELL'ALLERGIA ALLA MUFFA: UN ALLERGENE IN AGGUATO IN CASA

L'allergia sembra peggiorare quando piove? Allora forse il problema è un'allergia alla muffa. Difficilmente le allergie alla muffa costituiscono un pericolo per la vita. Tuttavia, possono avere effetti importanti sulla capacità di svolgere il proprio lavoro o di vivere serenamente le attività quotidiane. Qui di seguito sono raccolti alcuni consigli che aiutano a individuare le allergie da muffe.

Le allergie alle muffe
Il principale allergene della muffa sono le spore. Queste possono muoversi nell'aria, quindi giungere fino al naso e causare una reazione allergica. Questo tipo di muffa è correlato a manifestazioni allergiche e asma.
La muffa si sviluppa in ambienti umidi, sia al chiuso che all'esterno. Le spore della muffa, costantemente presenti nell'aria, possono innescare delle reazioni; il problema tuttavia peggiora quando queste spore si fissano su una superficie umida e iniziano a sviluppare nuova muffa. La muffa può svilupparsi in casa senza che i suoi abitanti se ne rendano conto: può essere dovuta a una perdita di cui non si è a conoscenza, oppure svilupparsi negli interrati o nelle aree umide sotto la moquette che non sono controllate frequentemente.
La muffa si sviluppa durante tutto l'anno, quindi non ha un andamento stagionale come altre allergie. Le persone allergiche alla muffa possono accusare i sintomi in qualsiasi momento, in particolare se vivono in regioni in cui piove di frequente.

I principali sintomi delle allergie alla muffa
I soggetti allergici alla muffa presentano reazioni istaminiche simili a quelle di altre allergeni da inalazione. I sintomi comprendono:
·         starnuti;
·         tosse;
·         congestione;
·         lacrimazione e prurito agli occhi;
·         gocciolamento retronasale.
L'allergia da muffa può essere inizialmente confusa con una sinusite o un raffreddore, poiché i sintomi sono identici. Se l'allergia è aggravata da asma, il soggetto potrà osservare un peggioramento dei sintomi in presenza di muffa. Questi sintomi possono essere: tosse, difficoltà respiratoria, senso di costrizione al petto, ma potrebbero verificarsi anche alcuni segni di un attacco d'asma, come il respiro sibilante.
Le allergie da muffa nei bambini
Se i bambini sono gli unici membri della famiglia a presentare sintomi allergici di tipo istaminico, questi potrebbero non essere legati alla muffa presente in casa. In alcuni edifici scolastici si potrebbe accumulare della muffa incontrollata, che causa negli asmatici un aumento degli attacchi durante la loro permanenza a scuola. Potrebbe comunque accadere che il bambino sia l'unico membro del nucleo familiare sensibile alla muffa.
Inoltre i bambini trascorrono del tempo a giocare in aree non frequentate dai genitori, quindi la muffa potrebbe essere presente maggiormente nell'aria esterna. Per questo motivo i bambini asmatici potrebbero avere un maggior numero di attacchi quando giocano all'aperto, oppure i sintomi inasprirsi durante i mesi estivi, quando i bambini giocano all'aperto più a lungo.
La muffa è tossica?
È molto diffusa l'opinione che la muffa sia tossica e che inspirare le spore della muffa possa causare danni permanenti. In realtà, secondo gli studiosi è molto difficile che una persona inali muffa in quantità tali da causare un danno di questo tipo. Le persone non sensibili alla muffa probabilmente non accuseranno mai queste reazioni.
Inoltre la muffa responsabile dell'asma si trova generalmente negli ambienti esterni, non al chiuso. Di conseguenza, gli spifferi di una finestra sul lavoro difficilmente fanno insorgere l'asma. La muffa degli ambienti esterni può solo inasprire i sintomi degli asmatici, ma non essere la causa in sé dell'asma. Esiste tuttavia una condizione grave, che prende il nome di polmonite da ipersensibilità, attribuita alla prolungata inalazione di muffa in pazienti sensibili.
Polmonite da ipersensibilità
La polmonite da ipersensibilità può svilupparsi nel corso del tempo in pazienti sensibili alle spore di muffa presenti nell'aria. Una delle forme osservate più di frequente prende il nome di polmone del contadino. Si tratta di una reazione allergica grave alla muffa presente nel fieno e in altri tipi di colture agricole. Spesso questa malattia non viene diagnosticata, quindi può causare danni permanenti, che si presentano come tessuto cicatriziale nei polmoni. Questo tessuto cicatriziale, che prende il nome di fibrosi, può peggiorare fino a rendere difficile persino lo svolgimento di semplici attività.
Con il progredire della malattia in forma cronica, i sintomi possono apparire più gravi di una semplice reazione istaminica. I pazienti affetti da polmone del contadino possono presentare febbre, brividi, espettorato striato di sangue e dolore muscolare. Coloro che lavorano maneggiando colture potenzialmente soggette alla formazione di muffe devono prestare attenzione alla comparsa di reazioni istaminiche e rivolgersi al medico quando sospettano di avere il polmone del contadino.
Se l'esposizione alle muffe non è generalmente letale, una maggiore esposizione può peggiorare i sintomi. Le allergie alle muffe sono progressive, ovvero gli attacchi tendono a peggiorare nel tempo. La soluzione consiste nell'evitare l'accumulo di umidità, riparando le eventuali perdite nelle condotte idriche di casa.
Se si nota l'accumulo di umidità o acqua in un punto della casa, è bene riparare la perdita immediatamente. Quando si lavora all'aperto, in situazioni in cui possono essere presenti delle muffe, l'uso di una maschera può ridurre significativamente l'esposizione agli allergeni. Sono in commercio delle maschere che proteggono l'apparato respiratorio dall'esposizione alle spore delle muffe.
Intolleranze alimentari da muffe 

Le muffe possono portare ai soggetti predisposti delle intolleranze alimentari verso alcuni alimenti quali:

lievito di birra, formaggi stagionati (tranne mozzarella), insaccati, funghi,aceto,vino, birra, burro, margarina, maionese, ketchup, strutto, maiale 

mercoledì 3 agosto 2016

LTP E ALLERGIE ALIMENTARI




ALLERGIE ALIMENTARI E LTP (Proteine di trasporto dei lipidi) 
Ogni anno le allergie alimentari fanno un numero spropositato di "vittime".
Per allergia alimentare s'intende una reazione avversa che si manifesta quando un soggetto viene a contatto con un determinato alimento, sia per ingestione che per contatto,  e il suo sistema immunitario interviene innescando una reazione di protezione nei confronti dell'organismo stesso che può  essere più o meno rilevante 
Le manifestazioni. Tra le reazioni che più frequentemente si manifestano in relazione alle allergie alimentari vi è l’orticaria da contatto, che coinvolge labbra, mucosa orale e faringea. I sintomi si manifestano dopo pochi minuti dall’ ingestione dell’alimento allergenico e sono rappresentati dalla comparsa di bolle su labbra, lingua, palato, naso, orecchie e gola. Tali manifestazioni possono rivelarsi fatali a causa dell’ingrossamento della faringe. Anche disturbi gastrointestinali possono essere generati da allergia alimentare, presentando una varietà di sintomi come nausea, vomito e diarrea. Le manifestazioni cutanee, invece, possono variare tra prurito, orticaria, angioedema, eruzioni cutanee  o dermatite atopica, un’infiammazione della pelle cronica. L’anafilassi è la più grave tra le reazioni allergiche. È causata da un importante rilascio da parte di basofili e mastcellule dei loro mediatori all’interno del corpo, determinando la comparsa di sintomatologie relative all’ambito gastrointestinale, dermatologico, respiratorio e cardiovascolare.
L'EAACI (European Academy of Allergy and Immunology) nelle nuove linee guida ha stabilito che In molti casi, questo tipo di allergia è determinata da una cross reattività tra allergeni di pollini e di proteine vegetali presenti negli alimenti, le cosiddette LTP
Ltp (Proteine di trasporto dei lipidi). Queste sono molecole site, in genere, al di sotto della buccia di determinati tipi di frutta e svolgono la funzione di difesa contro i patogeni delle piante. Sono presenti anche nei semi, nei cereali e nei vegetali. Gli allergeni riferibili alle Ltp sono stabili e resistenti alla cottura, alle lavorazioni industriali e alle proteasi digestive. Tra gli alimenti che figurano come principali fonti allergiche: kiwi, scalogno, cipolla, sedano, frutta secca (arachide, nocciola, noce, mandorla), asparago, broccoli, cavolfiore, castagna, limone, mandarino, arancio, carota, ananas, carota, fragola, girasole, orzo, lattuga, lenticchie, pomodoro, mela, gelso, banana, prezzemolo, fagiolo, albicocca, ciliegia, susina, pesca, melograno, pera, rosa, lampone, senape, frumento, farro, mirtillo, uva, granoturco.
 La diagnosi. La definizione di allergia parte da un’anamnesi clinica e da un’indagine dietetica, supportate da analisi in vivo e in vitro. Tuttavia, ad eccezione della prova di provocazione orale con alimento responsabile, non esiste un test in grado di fare diagnosi di allergia alimentare con specificità e sensibilità assolute. Per giungere all’accertamento della patologia allergica viene utilizzato lo Skin-prick-test. Viene, quindi, posta sulla pelle una goccia di un estratto allergico diluito, successivamente la cute viene escoriata tramite l’estremità di una specifica punta metallica. L’accuratezza diagnostica di questo test dipende dalla qualità degli allergeni alimentari utilizzati. Invece, è il test orale ad essere la prova per eccellenza che conduce alla diagnosi dell’allergia alimentare. Questo può essere eseguito in maniera aperta (utilizzata in genere per introdurre un alimento precedentemente eliminato dalla dieta). Il dosaggio delle IgE specifiche, anticorpi la cui funzione è quella di proteggere l’organismo dalle infezioni da parte di parassiti ed elminti, risulta essere il miglior marcatore disponibile, per ora
 Il Bicom test (si tratta di un metodo non validato) è di tipo frequenziale con oscillazioni elaborate al computer e priva di effetti indesiderati. In nessuna occasione viene inviata corrente elettrica al malato.
Le frequenze elettromagnetiche emesse dall'apparecchio sono assimilabili a frequenze radio. Vari esperimenti hanno dimostrato che le oscillazioni proprie del paziente, corrispondenti a diverse entità nosologiche, essendo di natura elettromagnetica possono essere ri-settate con specifici "programmi" e trasmesse come frequenze salutistiche dall'apparecchio al paziente per mezzo di cavi conduttori e di elettrodi posti a contatto diretto dello stesso. 






giovedì 24 marzo 2016

TRATTAMENTO DELLE INTOLLERANZE ALIMENTARI

COSA SONO LE INTOLLERANZE ALIMENTARI?

L’intolleranza alimentare non è nient’altro che l’incapacità o impossibilità dell’organismo a metabolizzare completamente o ad utilizzare in maniera corretta determinati alimenti o gruppi di alimenti.
Ingerendo taluni alimenti si verifica un fenomeno di reazione citotossica, con reazioni a catena che sconvolgono l’intero organismo.
Con l’alimentazione noi ricaviamo la nostra energia vitale, di conseguenza, un alimento non ben tollerato, non solo non ci dà energia, ma addirittura ci porta a sprecare energia per poterlo poi digerire ed eliminare. Ecco perché in caso di intolleranza alimentare si accusano spesso sintomi come stanchezza, sonnolenza dopo i pasti e durante tutta la giornata.

SINTOMI E SINDROMI

Un alimento può alterare l’equilibrio del nostro organismo, senza che ce ne rendiamo conto e provocare sintomi e sindromi come cefalee, emicranie, stanchezza cronica, stitichezza, dismenorrea, palpitazioni, insonnia, agitazione notturna, sovrappeso, cellulite, asma, eczema, rinite, colite, colon irritabile, candidosi, solo per citarne alcune.

QUALI SONO LE VERE CAUSE DELLE INTOLLERANZE ALIMENTARI?

E’ comunemente accettata la teoria,  che l’alterazione della flora batterica intestinale provocata da varie cause, quali terapie antibiotiche, lo stress, l’inquinamento ambientale, la scarsa qualità degli alimenti, la cattiva masticazione, possa scatenare l’intolleranza alimentare. Dieci anni di intensa ricerca  percorrendo a ritroso dagli effetti alle cause e oltre quindicimila test effettuati su pazienti ci hanno messo in condizione di scoprire, tracciare e codificare le vere cause della maggior parte delle intolleranze alimentari e di introdurre il concetto di retrotossicità: nel corso della vita contraiamo delle semplici malattie quali ad esempio influenza,  intossicazioni alimentari, episodi comuni che il corpo non riesce a superare scatenando cosi una complessa reazione immunitaria che è alla base delle intolleranze alimentari.
Poi, un Test, come quello Bioenergetico Bicom, che rileva un’intolleranza alimentare: la dieta giusta, eventualmente accompagnata da 3-4 sedute di terapia per ripristinare una corretta funzionalità metabolica e il disturbo finalmente scompare.